Assegno mensile INPS, se muore il beneficiario lo possono avere i superstiti? La risposta non lascia dubbi

Assegno mensile INPS, che cosa succede in caso di decesso del titolare?  Scopriamo la possibilità di reversibilità ai superstiti.

L’ordinamento italiano prevede che in caso di morte di un pensionato, i familiari a partire da coniuge e prole possano ottenere la cosiddetta reversibilità (spetta anche a fratelli, sorelle e genitori in casi particolari). Dunque una quota della pensione maturata dallo scomparso va ai familiari in percentuale diversa a seconda dei casi (presenza del coniuge e della prole a carico, entità del reddito dei beneficiari).

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Quando è possibile la reversibilità? – newsicily.it

Si tratta di un contributo economico, che l’INPS eroga su domanda ogni mese. Questa prestazione è valida con ogni pensione per esempio con il trattamento di vecchiaia o con quello anticipato per mansioni usuranti e lavoratori precoci, con quota 103 e così via. Si deve fare però una precisazione molto importante. Con prestazioni assistenziali, quali l’assegno sociale, la normativa non prevede la reversibilità.

Assegno mensile INPS, i familiari ottengono la reversibilità?

Tra le varie prestazioni erogate dall’INPS, esiste anche la cosiddetta APE sociale, una sorta di scivolo pubblico che consente a determinate categorie di lavoratori e a precise condizioni di ottenere un contributo economico. Per esempio a caregiver, a lavoratori gravosi, a invalidi, a disoccupati.

È un’indennità temporanea in attesa di accedere alla prestazione previdenziale vera e propria. Ma in caso di decesso del titolare della misura, i familiari hanno diritto alla reversibilità? La risposta è purtroppo no. L’APE sociale non è una pensione, anche se normalmente di identifica con questa. Occorre avere dei requisiti particolari per poterne godere (età minima di 63 anni e 5 mesi, almeno 30 anni di contributi versati), ma non è una pensione.

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Ecco cosa dice la legge in merito – newsicily.it

Infatti non dà diritto alla tredicesima, ha un tetto massimo di erogazione (1.500 euro) e al raggiungimento dei 67 anni diventa un trattamento di vecchiaia. Ma in caso di morte del titolare non è prevista la reversibilità per i superstiti. Questi hanno la possibilità di richiedere la pensione indiretta alla quale si accede con almeno 15 anni di anzianità contributiva e assicurativa o almeno 5 anni di anzianità assicurativa e contributiva di cui almeno 3 nel quinquennio precedente la morte del titolare.

Quindi con la morte del titolare dell’assegno mensile INPS, noto come APE sociale, i familiari possono presentare domanda di pensione indiretta che l’Istituto di previdenza sociale calcola sulla base dei contributi versati fino al momento della liquidazione dell’APE sociale senza rivalutazione dell’età del deceduto. La pensione di reversibilità spetterà su domanda in casi diversi, non con l’erogazione dell’APE sociale che, ricordiamo, non è un trattamento previdenziale e pensionistico.

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