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Economia

Pensioni, la spiegazione dei Caf: tre novità vantaggiose che nessuno sapeva, sono fondamentali

Pubblicato da
Daniele Orlandi

Ci sono tre importanti novità per andare in pensione davvero poco conosciute. I Caf spiegano come procedere.

Chi non vorrebbe poter andare in pensione il prima possibile, iniziando a ricevere mensilmente il proprio cedolino senza dover più vivere con la sveglia puntata, lo stress del traffico ed il cartellino da timbrare? Purtroppo il percorso per riuscire ad interrompere la propria attività lavorativa si è fatto anno dopo anno sempre più complesso per quanto riguarda i requisiti.

Quali sono i vantaggi per far aumentare l’importo delle pensioni – newsicily.it

Oggi infatti è necessario avere versato almeno 20 anni di contributi per poter andare in pensione a 67 anni oppure, con il trattamento anticipato, 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne) a qualsiasi età. Ma, e sono i Caf a spiegarlo, ci sono tre mosse ad hoc che non tutti conoscono e che in alcuni casi potrebbero consentire di ottenere vere e proprie agevolazioni per quanto riguarda il trattamento pensionistico.

Tre novità per andare in pensione: la spiegazione dei Caf

In base al tipo di attività e di carriera lavorativa ognuno fa i suoi conti per capire quale sia la strada migliore per interrompere l’attività senza che l’assegno mensile venga a risentirne. In alcuni casi infatti accedere ad una delle possibili pensioni anticipate potrebbe ridurre e non di poco il cedolino mensile. Quali sono dunque i vantaggi per poter fare in modo che ciò non accada senza per questo dover continuare a lavorare per moltissimo tempo? In alcuni casi infatti sono sufficienti una dozzina di mesi lavorativi in più per far crescere considerevolmente l’importo del trattamento: un compromesso che in tanti potrebbero decidere di accettare per ottenere un beneficio aggiuntivo.

Il vantaggio legato a quota 103: stipendi più alti – newsicily.it

Quello che fa mutare gli importi è il coefficiente di trasformazione del denaro versato sotto forma di contributi e che rimandando, una volta raggiunti i requisiti, di altri dodici mesi, potrebbe portare addirittura ad un importo maggiorato anche di 100 o 200 euro mensili. Decisamente non poco considerati i tempi difficili dal punto di vista del caro vita. Più lo stipendio è alto, peraltro, maggiori saranno i contributi versati e di conseguenza la pensione.

Esistono poi altri vantaggi rivolti a specifiche categorie di lavoratori: nel caso di Quota 103 ad esempio, rimanere a lavoro pur avendo maturato i requisiti sarà estremamente vantaggioso perché consentirà di richiedere uno sgravio contributivo all’Inps ovvero di beneficiare di una busta paga più elevata per l’intero periodo di lavoro successivo ai 62 anni di età e 41 anni di contributi versati. Non male, vero?

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Daniele Orlandi