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Economia

Partita Iva, regime ordinario o forfettario: quali sono i limiti di passaggio e come fanno la differenza

Pubblicato da
Veronica Caliandro

Quali sono le differenze e i limiti di passaggio dalla partita Iva in regime ordinario a quello forfettario?

Regime forfettario o regime ordinario? È questo il dilemma che affligge molti titolari di partita Iva, desiderosi di aderire alla soluzione economicamente più vantaggiosa.

Partita Iva, regime ordinario o forfettario? Occhio ai limiti- (Newsicily.it)

Il lavoro ricopre un ruolo importantissimo nella vita di tutti noi. Proprio svolgendo l’attività lavorativa, infatti, abbiamo la possibilità di avere quei soldi necessari a soddisfare le nostre varie esigenze quotidiane.  Non sempre, però, si riesce a trovare un impiego in linea con le proprie aspettative e per questo motivo in molti decidono di mettersi in proprio.

Una scelta importante, che porta con sé tutta un serie di conseguenze a cui è bene prestare attenzione. Tanti, ad esempio, sono gli adempimenti e le scadenze con cui dover fare i conti, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con il Fisco.

Partita Iva, regime ordinario o forfettario: tutto quello che c’è da sapere

Uno dei motivi che toglie spesso il sonno a molti titolari, o aspiranti tali, di partita Iva è la scelta del regime a cui aderire. Una decisione che può sembrare semplice, ma che nella realtà dei fatti non è così. Questo perché, a seconda del regime prescelto, cambiano gli adempimenti da rispettare, così come le agevolazioni a cui si ha diritto. Fortunatamente non è irreversibile e anche una volta avviata l’attività si può decidere di passare da un regime all’altro.

Partita Iva, le differenze tra regime ordinario e forfettario- (Newsicily.it)

Il tutto, ovviamente, fermo restando i limiti imposti dalla legge. Entrando nei dettagli, vi ricordiamo per il regime forfettario si rivela essere quello naturale delle persone fisiche titolari di partita Iva che hanno registrato nel corso del 2023 compensi pari a massimo 85 mila euro. Questo a patto di non aver sostenuto spese per lavoro dipendente e assimilato che superino complessivamente quota 20 mila euro lordi. Ne consegue che, salvo il caso in cui si decida espressamente di continuare a rimanere nel regime ordinario, un titolare di partita Iva che rispetti i parametri poc’anzi citati rientra in automatico nel forfettario.

In base a quest’ultimo, i soggetti interessati devono emettere fattura senza Iva. A partire dal 2024 vi è l’obbligo per tutti, anche per coloro con ricavi inferiori a 25 mila euro, di trasmettere le fatture in formato elettronico. Ma non solo, in seguito al passaggio dall’ordinario al forfettario, è possibile beneficiare dell’esonero dall’obbligo di registrazione e tenuta delle scritture contabili. I titolari di partita Iva, in possesso dei requisiti, che desiderano passare dall’ordinario al forfettario, non devono fare alcuna comunicazione preventiva.

L’importante è comunicare nella dichiarazione Iva 2024 per il 2023 la decisione di aderire al regime forfettario a partire dall’anno d’imposta seguente a quello a cui fa riferimento la dichiarazione. La decisione di rimanere nel regime ordinario, invece, viene perfezionata tramite comportamento concludente.

A tal fine, infatti, è sufficiente emettere fattura e applicare l’Iva. È comunque necessario comunicare la propria decisione in occasione della presentazione della dichiarazione Iva, pena il pagamento di pesanti sanzioni amministrative.

Pubblicato da
Veronica Caliandro