La figura umana di Ipazia, fa parte di una storia quasi dimenticata (ingiustamente) dall’umanità, che va ad aggiungersi accanto a quella di “illustri sconosciuti” del passato capaci di compiere grandi imprese, ma che per qualche oscuro motivo vengono relegati nell’oblio generale.
Ipazia d’Alessandria è stata una scienziata e filosofa greca, considerata ancora oggi un simbolo della libertà di pensiero, a ben 1.600 anni dalla sua uccisione per mano di fanatici religiosi.
Nata fra il 355 e il 370 d.C. (sulla data esatta rimane ancora incertezza) presso Alessandria d’Egitto, Ipazia fu una importantissima matematica, filosofa ed astronoma.
Figlia, ed allieva del noto filosofo Teone, Ipazia studiò fin da giovanissima nell’enorme biblioteca d’Alessandria, e ben presto fu a capo della Scuola Alessandrina, succedendo al padre.
Donna di enorme cultura, di lei non sono rimasti scritti, probabilmente a causa di uno dei tanti incendi che distrusse la biblioteca (c’è incertezza fra gli storici ma la distruzione della Biblioteca Alessandrina potrebbe essere avvenuta proprio durante la vita di Ipazia, nel 400).
Nonostante l’assenza di suoi scritti, altri filosofi del tempo ne parlano come una delle menti più raffinate esistenti alla sua epoca.
I contributi scientifici, e culturali di Ipazia
Fra le numerose attività scientifiche di Ipazia si ricordano il contributo alla costruzione dell’astrolabio1 (inventato dal padre Teone) ad opera del suo discepolo: Sinesio di Cirene, che ne fece dono a un amico, accompagnandolo a un trattato andato, purtroppo, perduto.
Sinesio, uno degli allievi più valenti di Ipazia, nei suoi scritti ricorda che nel 399 d.C. a proposito della teoria geocentrica2, Ipparco di Nicea (astronomo e geografo greco antico, noto principalmente per la scoperta della precessione degli equinozi), Tolomeo e i successivi astronomi «lavorarono su mere ipotesi, perché le più importanti questioni non erano state ancora risolte e la geometria era ancora ai suoi primi vagiti»: ora si è ottenuto di «perfezionarne l’elaborazione».
Proprio Sinesio fornì un esempio di tali perfezionamenti e dell’unione di interessi teorici e pratici dall’astrolabio da lui fatto costruire, e come egli stesso scrive: «concepito sulla base di quanto mi insegnò la mia veneratissima maestra. Ipparco lo aveva intuito e fu il primo a occuparsene, ma noi, se è lecito dirlo, lo abbiamo perfezionato» mentre «lo stesso grande Tolomeo e la divina serie dei suoi successori» si erano accontentati di uno strumento che servisse semplicemente da orologio notturno.
Da questi scritti di Sinesio si evince quindi che i matematici e gli astronomi del tempo di Ipazia non consideravano affatto l’opera di Tolomeo l’ultima e definitiva parola in fatto di conoscenza astronomica; al contrario, essa era correttamente ritenuta una semplice ipotesi matematica, segno evidente che per gli astronomi alessandrini era necessario proseguire le ricerche, allo scopo di giungere possibilmente alla reale comprensione della natura e della disposizione dell’universo.
La considerazione di Sinesio trova conferma nel fatto che l’idea di un Tolomeo “sistematore” della realtà astronomica appartiene alla più tarda epoca medievale; e dato che egli aveva una grande stima per la sua maestra Ipazia, che si occupò di studiare i movimenti della Terra, è molto probabile che la scienziata, e filosofa di Alessandria cercò di superare la teoria tolemaica secondo la quale la Terra era al centro dell’universo, per avvicinarsi, invece, alla teoria eliocentrica secondo la quale il Sole si trova al centro del sistema solare, ed è la Terra a ruotargli attorno.
La collaborazione di Sinesio con la sua maestra Ipazia, fu molto stretta: Sinesio le chiese di costruirgli un idroscopio, uno strumento con il quale si può misurare il diverso peso specifico dei liquidi.
La richiesta di Sinesio fu accompagnata da un allegato con una descrizione dettagliata dell’idroscopio: «un tubo cilindrico avente la forma e la misura di un flauto. In linea perpendicolare reca degli intagli, a mezzo dei quali misuriamo il peso dei liquidi. Da una delle estremità è otturato da un cono fissato strettamente al tubo, in modo che unica sia la base di entrambi. È questo il cosiddetto barillio. Quando s’immerge il tubo nell’acqua, esso rimane eretto e si ha in tal modo la possibilità di contare gli intagli, i quali danno l’indicazione del peso».
La mentalità aperta di Ipazia, che come già stato anticipato era caratterizzata da una notevole passione per la cultura in genere, la portò a tradurre e a divulgare molti classici greci.
È grazie a lei, ed al padre se le opere di Euclide, Archimede e Diofanto presero la via dell’Oriente tornado poi in Occidente moltissimi secoli dopo.
Ipazia insegnò e divulgò fra i suoi discepoli le conoscenze matematiche, astronomiche e filosofiche all’interno del Museo di Alessandria, che a quel tempo era la più importante istituzione culturale esistente al mondo.
È importante chiarire a tale proposito che diversamente da come lo pensiamo noi oggi, il museo era la massima istituzione culturale ellenistica dedicata alle muse (da cui ha origine il nome), le figure mitologiche dell’epoca collegate all’arte, e alla conoscenza.
Nel prossimo articolo, in programma, per oggi, verrà approfondito il contesto storico in cui visse Ipazia, e le cause della sua tragica morte.
Articoli consigiati
Otto marzo, il “Centro d’arte Raffaello” dedica tutto il mese alle donne.
Glossario
1 L’astrolabio è uno strumento astronomico tramite il quale è possibile localizzare o calcolare la posizione del Sole e delle stelle, legata al giorno dell’anno e all’ora, per una data latitudine.
2 La teoria geocentrica è un modello astronomico che pone la Terra al centro del sistema solare, mentre tutti gli altri astri ruoterebbero attorno ad essa.
Tale modello fu il sistema cosmologico predominante in molte civiltà antiche come quella greca. Le sue interpretazioni più notevoli si devono ad Aristotele e a Tolomeo. Tuttavia già Aristarco nella prima metà del III secolo a.C. aveva elaborato un primo modello del sistema eliocentrico.
Tale teoria geocentrica fu comunemente accettata per circa due millenni fino agli inizi dell’epoca moderna quando venne radicalmente trasformata da Tycho Brahe (1546-1601) nel suo sistema ticonico per adattarla alle sue accuratissime osservazioni astronomiche e alla fine fu sostituita dal sistema eliocentrico di Niccolò Copernico (1473-1543) rivisitato da Galileo Galilei (1564-1642) e soprattutto Giovanni Keplero (1571-1630).
ReteCivica parteciperà alla marcia antimafia Bagheria-Casteldaccia

Il Coordinamento Cittadino ReteCivica Bagheria, parteciperà alla marcia antimafia Bagheria-Casteldaccia…