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In questa città siciliana i cittadini vengono chiamati ‘buddaci’: il motivo non puoi neanche immaginarlo

Fabio Meneghella 24/01/2024
espressione storica siciliana

Il segreto dell'espressione siciliana - newsicily.it

Nella bellissima Sicilia esiste una città nella quale gli abitanti vengono chiamati in un modo del tutto particolare. Ecco qual è il motivo.

La Sicilia è senza dubbio una delle regioni più belle d’Italia, soprattutto grazie alle sue bellezze naturali e artistiche. Il territorio siciliano è infatti caratterizzato da ben 1.637 chilometri di costa, ai quali vanno aggiunti altri 500 chilometri provenienti dalle isole minori. È inoltre impreziosita da innumerevoli opere d’arte e monumenti straordinari, che ogni anno attirano migliaia di turisti da tutto il mondo.

espressione storica siciliana
Il segreto dell’espressione siciliana – newsicily.it

Ciò che sorprende maggiormente della Sicilia sono le tradizioni popolari, si tratta infatti di una terra ricchissima di folklore e di influenze culturali storiche. Queste ultime hanno pertanto modellato i vari centri abitati e la famosa lingua siciliana. In modo particolare, c’è una città nella quale gli abitanti vengono chiamati “buddaci”, per un motivo molto semplice.

Sicilia, ecco qual è il significato di “buddaci”

I siciliani più tradizionali amano solitamente pronunciare delle parole divertenti e buffe, che inizialmente appaiono come se fossero prive di significato. Un esempio è l’espressione “Si peggiu i Giufà”, la quale viene pronunciata durante un episodio imbarazzante, precisamente quando qualcuno si è messo in ridicolo.

espressione storica siciliana
Città di Messina – newsicily.it

Cosa si cela allora dietro questa antichissima espressione? In realtà, con queste quattro parole i siciliani rievocano la storia di Giufà, che è un personaggio che rappresenta la figura del credulone e dello stolto. Tutti coloro che riescono sempre ad emergere vittoriosi, dopo una situazione ridicola o dopo aver attraversato un guaio, vengono infatti paragonati a Giufà.

Quest’ultimo ha inoltre una storia antichissima alle spalle, le prime tracce risalgono addirittura al IX secolo in Arabia. Tuttavia, l’etnologo Giuseppe Pitré è il responsabile della sua diffusione su tutto il territorio siciliano. E non solo: il simpaticissimo personaggio di Giufà è giunto anche in Calabria, soprattutto nel Comune di Reggio Calabria.

Un’altra parola famosissima è “Sciacquatrippa”: si tratta di un appellativo utilizzato dai messinesi per indicare i cittadini reggini. Questi ultimi utilizzano invece l’epiteto “buddaci” per identificare i messinesi. Ad ogni modo, tutto deriva ancora una volta da Giufà, precisamente dal racconto “Giufà e la trippa”.

In modo particolare, la storia dice che la madre del simpatico personaggio durante un Natale decise di cucinare una buonissima trippa. Dopodiché, chiese al figlio Giufà di andare dal macellaio per acquistare un pezzo di carne e, subito dopo, di sciacquarlo delicatamente nell’acqua di mare. Tuttavia, il ragazzo non sapeva se fosse riuscito a pulire perfettamente il pezzo di carne, così chiese aiuto ad alcuni pescatori. Quando questi si avvicinarono Giufà esclamò: “Vi pari lavata sta ventri?”.

Questa espressione fece sorprendentemente scappare i pescatori, i quali ritornarono rapidamente sulla loro imbarcazione. Il ragazzo rimase ovviamente perplesso, poiché era sicuro di non aver detto niente di male. Successivamente, Giufà si recò velocemente in chiesa per farsi consigliare dal prete.

Nel momento in cui aprì le porte trovò il sacerdote mentre discuteva la sua omelia: – “La gola è uno dei peggiori vizi, per “la ventri” si robba e si mmazza“ – disse il prete. Dopo aver ascoltato queste parole, il giovane Giufà lanciò in aria il pezzo di carne e urlò: “Non la voglio più, tienitela”. E così i cittadini assistettero ad un’altra scena comica del famoso personaggio.

Oggi, i messinesi e i reggini si beffeggiano a vicenda riprendendo l’episodio presente in “Giufà e la trippa”. Per questo motivo, i cittadini di Reggio Calabria chiamano i messinesi “buddaci”, che si riferisce al pesce Sciarrano che solitamente mangia tutto ciò che incontra. In altre parole – secondo i reggini – i cittadini messinesi sarebbero delle persone credulone, che parlano a sproposito e che mangiano di tutto.

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