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Conto cointestato: il superstite potrebbe subito prelevare la somma? La legge fa chiarezza

Pubblicato da
Ilaria Macchi

Avere un conto cointestato in banca o in posta può essere naturale, ma cosa accade se uno dei due muore? Ecco cosa può fare la persona che resta in vita.

Una coppia, sia che ci sia un matrimonio in essere o anche solo una convivenza, sceglie nella maggior parte dei casi di optare per un conto cointestato, anche per chi è in regime di separazione dei beni. Si tratta di una decisione che viene presa soprattutto per motivi pratici, in modo tale da condividere i guadagni di entrambi. Spesso però questo modo di agire può rivelarsi adatto anche quando a lavorare è una sola persona, in modo tale che l’altro/a abbia la possibilità di gestire i soldi senza troppi vincoli.

Molte coppie optano per un conto cointestato -(Newsicily.it)

Tutti gli intestatari (possono essere anche più di due) hanno gli stessi diritti nella gestione, è possibile quindi versare o ritirare denaro ed effettuare pagamenti senza alcuna autorizzazione preliminare. Se lo si desidera è possibile trasformare un conto corrente tradizionale in un conto cointestato, a condizione di depositare presso la banca la firma originale del soggetto da aggiungere.

Conto cointestato: cosa accade se uno dei due muore

Sapere di non dover chiedere il permesso alla persona con cui si ha un conto cointestato per effettuare operazioni non può che essere un’importante agevolazione, non può però che essere naturale chiedersi se possa cambiare qualcosa in causa di scomparsa di uno degli intestatari. A questo riguardo, infatti, la legge parla chiaro ed è a questa che ci si deve attenere.

La situazione varia però a seconda che si tratti di un conto cointestato a firma congiunta o disgiunta. Nel primo caso per disporre delle somme depositate serve la firma di tutti gli intestatari. Nel secondo caso, invece, ognuno può agire in maniera autonoma e senza alcuna autorizzazione preliminare.

La banca deve essere a conoscenza dell’esistenza del testamento – (Newsicily.it)

Qualora dovesse avvenire il decesso di uno degli intestatari, in caso di firma congiunta l’intero conto sarà bloccato fino alla conclusione del procedimento di successione. In caso invece di firma disgiunta, il contitolare che è sopravvissuto dispone della sua quota, mentre l’altra parte non potrà essere utilizzata finchè non si è conclusa la successione.

Capire quindi cosa la persona deceduta abbia deciso per i suoi averi sarà quindi indispensabile. L’istituto bancario dove si è aperto il conto ha quindi la necessità di avere il testamento (se è stato fatto), in modo tale da conoscere chi siano gli eredi e quale sia la quota che spetta a ognuno di loro. Il blocco effettuato dalla banca non deve essere considerato solo come una limitazione, ma come una tutela per evitare che chi non sia erede possa disporre di alcune somme.

Il testamento è sempre necessario?

Non può che essere necessario chiedersi come si possa agire se si ha un conto cointestato, ma se il cotitolare deceduto non ha effettuato alcun testamento. Si tratta di una situazione più frequente di quanto si possa pensare, come accade ad esempio se lo scomparso è morto in seguito a un incidente, quindi impossibile da prevedere. In alcuni casi, però, la dichiarazione di successione non risulta essere necessaria. Questo accade se prima della scadenza di un anno dalla morte del de cuius, i chiamati hanno rinunciato all’eredità oppure hanno chiesto la nomina di un curatore.

In alternativa, non risulta essere richiesta se l’eredità è devoluta al coniuge (moglie o marito) ed ai parenti in linea retta del defunto (nonni, genitori, figli e nipoti). Attenzione, però, se l’asse ereditario supera i 100 mila euro e comprende comprenda beni immobili o diritti reali immobiliari, si deve presentare all’istituto di credito un documento che certifica la qualità di eredi ed attesti l’esonero dalla presentazione della dichiarazione di successione

Pubblicato da
Ilaria Macchi